Nulla sappiamo della storia di questo pezzo, giunto nel 1920 a Palazzo Venezia per cessione del Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo. Sul retro è incollata una targhetta che reca il numero 193, non identificabile. Si tratta di un busto, destinato probabilmente alla devozione privata, raffigurante Cristo, dal volto sereno e addolcito nell’inclinazione verso destra, incorniciato da lunghi capelli che cadono a morbide ciocche sulle spalle. Sovrastata da un’aureola crucifera, la testa emerge da un tunica increspata da profonde e mosse pieghe che disegnano nel bordo superiore un bellissimo motivo a onda, secondo un gusto tipicamente seicentesco, inquadrabile in contesto romano, non privo di riferimenti al classicismo algardiano. Le indagini scientifiche condotte nel 2009 dall’IVALSA-CNR di Firenze sull’opera hanno permesso di identificare la specie legnosa utilizzata che è risultata essere il legno di noce, al quale non è mai stato sovrapposto, di certo intenzionalmente, il completamento pittorico.

Grazia Maria Fachechi