Nulla sappiamo della storia di questo pezzo, giunto a Palazzo Venezia dal Museo Nazionale di Castel Sant'Angelo per cessione nel 1920. Raffigura un Christus patiens sulla croce: gli occhi chiusi, la testa, cinta da una vistosa corona di corda intrecciata, reclina sulla spalla destra, le gambe leggermente piegate nel verso opposto, il busto scarno in cui emergono con evidenza le costole. Pensata probabilmente per un uso processionale, come suggeriscono le dimensioni piuttosto contenute, l'opera versa in pessime condizioni conservative: mutila in più punti, essa ha altresì perduto l'originaria policromia, basata, come si evince da quel che resta, sul raffinato accordo del blu del corto perizoma (un panno avvolto attorno a una corda stretta ai fianchi e ricadente in pieghe parallele lungo il lato sinistro lasciando completamente scoperta la gamba destra) e dell'oro di cui era rivestito il corpo, quasi a emulazione di un oggetto metallico. Resta difficile inserire questo crocifisso in un preciso contesto geoculturale che si può genericamente identificare con l'area centroitaliana di pieno Seicento. La croce invece sembra un rifacimento moderno. 

Grazia Maria Fachechi